Le cose che non ho
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Un vecchio proverbio recita: “i soldi non fanno la felicità”, ma per molti la ricchezza materiale è il desiderio più grande, è vista come una garanzia di stabilità e serenità, considerata ben al di sopra di tutti gli altri aspetti della vita, talvolta anche dell’amore.
Delacourt ci fa sbirciare nella vita di Jo, una merciaia quarantenne della provincia francese dall’interiorità tutt’altro che banale, ci mostra la sua zona di confort e ci racconta attraverso quali vicissitudini, più o meno drammatiche, è arrivata a costruirsela.
Come tutti anche Jo non può, però, sfuggire al cambiamento, in questo caso un sostanziale cambiamento dato da una cospicua vincita al lotto.
Non era una giocatrice, aveva imparato ad amare la sua vita anche nei momenti di noia e di malinconia, ma le sue amiche e vicine di negozio, le gemelle Danièle e Françoise,dopo aver condiviso per tanto tempo con lei i loro sogni e desideri, l’hanno convinta e lei ha vinto 18.547.310 euro e 28 centesimi, una cifra da capogiro.
Da questo evento, che la maggior parte delle persone considererebbero il più fortunato della loro vita, si dipana una vicenda articolata e tutt’altro che scontata.
Il danaro può muovere leve profonde nelle persone, risvegliare desideri, volontà di rivalsa, vanità, ma anche paure e sospetti. Il compagno di una vita può diventare uno sconosciuto e un bugiardo, si può decidere di non condividere con nessuno la notizia (e i soldi) per non farsi scoprire, per non dover cambiare nulla, si può essere costretti a cambiare anche quando non si è pronti né desiderosi di farlo. In fondo infinite opportunità possono spaventare quanto nessuna, sia quando si tratta di soldi che quando si tratta della Libertà, quella con la maiuscola.
“Le cose che non ho” di Grégoire Delacourt e Riccardo Fedriga, Salani editore, 2013
Recensione di Sylvia McPoock