Chiara Marchelli - La memoria della cenere - Recensione di Giulia
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Cari amici di Caffè Corretto, ecco la terza recensione di Giulia. La memoria della cenere di Chiara Marchelli edito da NN Editore.
<<Prima ci deve essere stato lo sguardo. Gli occhi di Patrick che sono diventanti attenti, allarmati. Dopo ci deve essere stata la voce, il mio nome ripetuto: Elena, Elena. Il mio nome che Patrick pronuncia quando siamo in mezzo agli altri o per dichiarare la mia presenza nel suo mondo. Sapendo che corrisponde a me, e quindi a lui.
Per dirlo lì, in quel modo, noi due soli, si deve essere accorto subito che stava accadendo qualcosa di grave.>>
Elena è una scrittrice, si trova nella casa a New York quando un aneurisma la colpisce mettendo a rischio la sua vita e il suo equilibrio. Grazie all’intervento tempestivo di Patrick raggiunge l’ospedale in tempo. Insieme decidono di trasferirsi in Francia, a Mézac, un paesino ai piedi del vulcano Puy de Lùg. Durante la convalescenza riceve la visita dei genitori, ma il soggiorno e la convivenza si rivelano più difficili del previsto. Mentre qualcosa ribolle nell’intimità della protagonista, il vulcano si prepara ad eruttare.
<<Credo esista una misura di saturazione oltre la quale non si può andare. Nei sentimenti, nei pensieri. Colmi quella misura e, se non ti fermi, il corpo si ferma per te.>>
Intimista e introspettivo: il romanzo di Chiara Marchelli tratta argomenti incandescenti.
È raccontato in prima persona dalla protagonista, una scrittrice e un’attenta osservatrice che ama fantasticare sulla vita di chi ha intorno. È una donna alle prese con un passato di cui sente la mancanza e un presente che deve cominciare a ricostruire. Ma è difficile restare concentrati su stessi quando si è impegnati a dimostrare agli altri che va tutto bene.
Mentre tutti si preoccupano per lei, Elena vorrebbe solo ubriacarsi di normalità, tornare a godere delle piccole cose a pieno, invece di assaporare la vita a piccoli bocconi.
Elena cerca di farsi largo tra un marito premuroso di cui sospetta di non sapere tutto, un padre estremamente zelante da sembrare servile e una madre che si sveglia tardi con la faccia sempre gonfia. È una mente in sovraffollamento che non trova spazio per respirare.
L’aneurisma ha scavato in profondità, provocando uno squarcio che solo Elena può ricucire.
La scelta delle parole di Chiara Marchelli è precisa e attenta. L’autrice utilizza un linguaggio nitido e dettagliato nella descrizione del paesaggio esteriore e interiore della protagonista. Mentre una polvere grigiastra si posa sulle strade della cittadina, la cenere, che per anni si è depositata nell’animo del personaggio principale (e forse non solo), si alza per salire in superficie.
È un linguaggio delicato, ma che colpisce dritto. A metà libro qualcosa cambia, per un attimo si perde quella gentilezza a cui Elena aveva abituato il lettore. Le manca l’aria, le manca la sua identità, il suo corpo e la memoria delle cose che furono. La tensione aumenta e tutto fa pensare che il vulcano stia per esplodere.
<<…io lercia, stordita e depurata, come se insieme alla lava venisse espulso anche il magma vivo dei miei pensieri accumulati nelle settimane dell’immobilità, di tutto il passato che pensavo trascorso e invece batte ancora dentro.>>
La precisione lessicale e la finezza psicologica dell’autrice è lampante nella descrizione dei rapporti umani. Parole e silenzi, che si alternano a sguardi ed elusioni.
È un romanzo gentile nel trattare le situazioni, i sentimenti e le persone.
È generoso perché materializza attraverso le parole sensazioni comuni, difficili da spiegare, ma che spesso ci limitiamo a percepire. Sopratutto quando si tratta di riconoscere le fragilità proprie o di un genitore.
È un omaggio alla scrittura come strumento capace di portare in mezzo al dolore per venirne fuori.
<<Quelle che gli ho dato sono le prime parole strizzate fuori da un ammasso di tempo. Nessuna direzione, nessun intento. Solo ciò che, a furia di immobilità e attesa, ha preso forma in qualche luogo sotterraneo dentro di me. Bruno sorride e batte una pacca leggera sulla stoffa della giacca. Il suo magma, dice.>>
La parola magica di questo romanzo è equilibrio. Su un corpo agiscono tante forze che possono essere tali da annullarsi oppure modificarne la direzione e la velocità. Mettiamo che queste forze siano il passato, il presente e il futuro; aggiungiamo la convivenza con altre persone che subiscono la spinta di altrettante forze; e infine uniamo quella dose di imprevisti che non si può controllare (emozioni, svelamento di verità nascoste ed evasioni). Quanto siamo sicuri di restare in equilibrio e come ci accorgiamo che stiamo per cadere?
Ancora grazie a Giulia per le recensioni dei libri in concorso alla X Edizione del Premio Letterario: seguite il suo sito laparolamagica.com