Alice Cappagli- Niente caffè per Spinoza - Recensione di Giulia

Abbiamo il piacere di ospitare una amica di Caffè Corretto, Giulia Velluti. Da oggi presenteremo le sue recensioni ai libri in concorso alla X edizione del Premio Letterario "Caffè Corretto - Città di Cave". Iniziare oggi in occasione della Giornata Mondiale del Libro è uno stimolo ulteriore alla diffusione della cultura che l'Associazione persegue con tenacia e ostinazione. Grazie anche al contributo dei nostri soci a cui oggi doniamo virtualmente un libro e una rosa come vuole tradizione di questa giornata.

 

Iniziamo con "Niente caffè per Spinoza" di Alice Cappagli edito da Einaudi. 

<La nostra immaginazione ingrandisce così tanto il tempo presente, che facciamo dell’eternità un niente, e del niente un’eternità.> Blaise Pascal

Lei gli legge i filosofi e gli riordina la casa, lui le insegna che nei libri si possono trovare le idee giuste per riordinare anche la vita. Perché lui è un anziano professore capace di vedere nel buio, lei una giovane donna che ha perso la bussola. E mentre il sole entra a secchiate dai vetri, mentre il libeccio passa «in un baleno dall’orizzonte al midollo, modificando i pensieri e l’umore», il profumo della zuppa di lenticchie si mescola ai Pensieri di Pascal, creando tra i due un’armonia silenziosa e bellissima. «Bisogna che io legga nelle cose piccole verità universali. Ma mi occorre la sua collaborazione», dice il Professore a Maria Vittoria. E non resta che dargli ragione, perché in fondo siamo tutti responsabili della forma che imprimiamo alla felicità, nostra e degli altri.

“Entrammo. La luce che c’era in quell’appartamento era la stessa del lungomare, feci fatica a non rimettermi gli occhiali da sole. Come si chiuse la porta, sentii sbattere usci da tutti i lati, e m’investì a mezz’aria anche un foglio di giornale. Pareva di essere sul ponte di una nave.”

La storia di Marvi e il Professore è tenera, acuta, delicata, gentile ed eloquente.

Quante volte è capitato di correre a destra e sinistra, svolgere tutti i doveri che il lavoro o la famiglia comportano, e arrivare a fine giornata con la sensazione di non aver concluso nulla? E se alla fine di questa giornata, invece, potessimo chiudere gli occhi con la consapevolezza di un insegnamento nuovo?
Sicuramente quelle giornate sembrerebbero meno vuote, e il senso che aleggia nell’aria, ma che spesso non sappiamo cogliere, andrebbe a colmare quelle lacune interiori che alimentiamo con il nulla, con una relazione sbagliata o con scelte di vita che poco si adattano a noi. Ovviamente non è per tutti così, non tutti hanno bisogno di trovare un senso più profondo delle cose, di riflettere su temi universali o di interrogarsi. Maria Vittoria però è stufa di alimentare quel vuoto, sa che il suo matrimonio è giunto al capolinea, e l’esigenza di trovare un lavoro la muove verso una direzione che non si aspettava. Lei, che per anni ha brancolato nel buio, impara a vedere grazie a un professore che nel buio ci vive, ma sa come orientarsi grazie alla filosofia. Perché Pascal, Epitteto, Spinoza, Epicuro e Sant’Agostino sono i suoi punti cardinali.

“Il giorno dopo era venuto il libeccio, quello che porta via la cappa d’umido, e dai dai sposta le nuvole. Io mi ero svegliata all’alba dopo quattro ore di sonno, frastornata dal vento che sibilava forte e inchiodata ai miei crucci. Erano mesi che capitava. Appena aprivo gli occhi la mente andava lì, a una ferita. Non era solo delusione e incertezza sul da farsi, era amor proprio.”

Il Professore sa come ritrovare delle verità universali anche nelle faccende quotidiane, trasmette a Maria Vittoria l’amore per la lettura, e le lascia un’ enorme eredità: la capacità di ripartire dai libri. Mentre Marvi utilizza questi insegnamenti per avviarsi alla vita, per il Professore sono le guide per raggiungere la direzione opposta con coraggio, sopportando con stoicismo una grave malattia, le sofferenze e i disagi che essa comporta.
Chi per un motivo chi per un altro, i personaggi di questo libro sono adorabili, così come è adorabile la descrizione di Livorno e l’ironia dei suoi abitanti. Assistere alla rivincita esistenziale di Maria Vittoria, origliare con lei i discorsi tra il Professore e i suoi amici, attraversare quelle stanze piene di sole, di libri e di vento è un piacere che a malincuore si deve abbandonare.

La narrazione è fluida e gradevole, Alice Cappagli affronta temi di grande spessore con estrema semplicità, ma non è una lettura che va divorata perché merita di essere assaporata lentamente.
La parola magica di questo romanzo è luce. Le citazioni filosofiche che si ha la fortuna di incontrare non solo mettono in risalto un amore incondizionato per la lettura e per la conoscenza, ma illuminano le pagine dell’intero libro. Puntando i riflettori verso temi su cui vale la pena riflettere.

“…mi venne per la prima volta da pensare che una casa con poca luce non fa germogliare le speranze.”


Un sentito grazie ancora a Giulia. Vi invitiamo a seguirla sul suo sito laparolamagica.com